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ia quando si tratta di aprire la Partita IVA, sia quando si tratta di chiuderla, la regolamentazione della P.IVA in Italia può essere difficile da sbrogliare.

In questo articolo cercheremo di rispondere ad alcune domande riguardanti la chiusura. In quali casi si può chiudere la Partita IVA? Si può chiudere online o solo in ufficio? Ed è obbligatorio farsi seguire dal commercialista? Continua a leggere per scoprire di più.

Come chiudere la Partita IVA

Le motivazioni per chiudere la Partita IVA possono essere diverse: si viene assunti in azienda, non si riescono più a gestire gli impegni o i costi della libera professione, o, dopo un tentativo da freelance, si è capito che la propria strada professionale deve prendere un’altra direzione. A prescindere dal perché vorresti chiudere la Partita IVA forfettaria o in regime ordinario, oggi ti spieghiamo i passaggi per farlo, quali sono i tempi e i costi, e come fare se invece vuoi variarla – ricordati che se non comunichi nei tempi previsti la cessazione delle attività, potresti ricorrere in alcune sanzioni. In generale, i tempi per comunicare la chiusura della Partita IVA secondo la legge sono 30 giorni dalla cessazione delle attività. 

Ma prima, facciamo alcune distinzioni per aiutarti a compilare le pratiche correttamente. La prima è tra Partita IVA aperta da persona fisica o ditta individuale, che hanno all’incirca lo stesso procedimento per la chiusura. Il modello per chiudere Partita IVA è in entrambi i casi l’AA9/12, che va consegnato di persona all’Agenzia delle Entrate o inviato tramite PEC a qualunque Direzione Provinciale dell’Agenzia. Se preferisci, sappi che è possibile chiudere la Partita IVA anche tramite raccomandata. 

Non hai l’obbligo di rivolgerti al commercialista se vuoi chiudere la Partita IVA, ma è sufficiente portare in ufficio (o inviare) il modulo compilato, insieme a un documento di identità e il codice fiscale. Nel caso della ditta individuale devi chiudere anche la posizione previdenziale.

La seconda distinzione importante è rispetto alla Partita IVA aperta da soggetti diversi dalle persone fisiche (quindi enti, società e associazioni). In questo secondo caso, infatti, il modulo da compilare per chiudere la Partita IVA è l’AA7/10 e se la tua attività è iscritta al Registro delle Imprese la dovrai chiudere attraverso il modello ComUnica. La chiusura della Partita IVA per una società segue degli adempimenti molto complessi e il nostro consiglio, in questo caso, è di rivolgerti al commercialista che ti supporti nelle pratiche.

Infine, c’è anche la possibilità che la stessa Agenzia delle Entrate chiuda d’ufficio una Partita IVA considerata inattiva, cioè non operativa negli ultimi tre anni. Nel momento in cui non viene presentata la dichiarazione dei redditi o non viene fatta la dichiarazione dell’IVA, viene inviata una comunicazione a cui il contribuente può rispondere entro 60 giorni, per comunicare la chiusura.

Gli adempimenti contributivi

Un aspetto importante da non dimenticare se stai pensando di chiudere la Partita IVA è che, prima di farlo, devi aver incassato tutte le fatture relative al tuo lavoro. Inoltre, ti consigliamo di chiuderla entro la fine dell’anno solare, per evitare gli adempimenti fiscali dell’anno successivo (a partire dalla dichiarazione dei redditi), che scattano anche solo per un giorno di apertura della Partita IVA.

Verificare la cessazione dell’attività

All’interno del sito dell’Agenzia delle Entrate, è attivo anche un servizio di verifica della Partita IVA, in cui puoi controllare in tempo reale se la tua Partita IVA è attiva, sospesa o cessata, la data di inizio attività e le eventuali date di sospensione o cessazione.

Quanto costa chiudere la P.IVA?

Se sei un libero professionista e vuoi chiudere la Partita IVA comunitaria non ci sono tasse da pagare, ma dovrai pagare solo il commercialista per l’eventuale affiancamento nella pratica. Se sei iscritto al Registro delle imprese, invece, ci sono i costi di cancellazione che si aggirano tra i 50 e i 100 euro. 

Le sanzioni per mancata chiusura della Partita IVA 

Se per qualche motivo ti sei dimenticato di chiudere la Partita IVA, sappi che è possibile richiedere una chiusura retroattiva. A oggi, la mancata dichiarazione di cessazione delle attività non comporta più sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma ci sono altri enti che potranno inviarti delle sanzioni anche dopo qualche tempo, come l’INAIL o la Camera di Commercio, nel caso in cui tu sia iscritto anche come ditta individuale. 

Se hai accumulato dei debiti e non riesci a pagarli prima di aver cessato l’attività, puoi comunque chiudere la Partita IVA, ma questo non comporta l’estinzione dei debiti: i creditori potranno in un secondo momento rivalersi sul patrimonio o i debiti intestati al titolare della Partita IVA.

Variazione Partita IVA: come fare

Se devi spostare la sede della tua attività, ne devi modificare la tipologia perché hai cambiato lavoro o i servizi che offri non rientrano più in quello che hai fatto finora, puoi anche modificare la Partita IVA. 

Per variare la Partita IVA devi utilizzare lo stesso modello che hai compilato quando l’hai aperta, l’AA9/12. La variazione è gratuita se sei un libero professionista. Se invece hai aperto una ditta individuale, devi mandare la comunicazione anche alla Camera di Commercio e pagare i diritti di segreteria. Le modalità e i tempi di richiesta di variazione della Partita IVA sono identici a quelle per la sua chiusura.

Buoni pasto Coverflex, anche per P.IVA

Se alla fine decidessi di mantenere la Partita IVA o solo di variarla, puoi anche tu beneficiare dei buoni pasto Coverflex per l’acquisto di generi alimentari o per ristoranti o bar. Puoi farlo se sei in regime ordinario come libero professionista o ditta individuale, o se hai una società. I buoni pasto Coverflex sono deducibili al 75%, con IVA detraibile al 10%. I nostri partner sono al momento 100.000, ma l’elenco sta crescendo ancora per fornirti sempre più servizi e supporto: chiedici una consulenza per scoprire tutti i vantaggi.

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