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egli ultimi anni le aziende hanno puntato molto sul benessere e sulla soddisfazione dei loro dipendenti, che passano anche per l’erogazione di benefit. Ma ci sono molti modi per gratificare il personale: a tal proposito, conoscere la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale è fondamentale per approfittare di tutti i vantaggi offerti a entrambe le parti in gioco.

Scopriamo nel dettaglio che cosa si intende per entrambe queste categorie di beni e servizi concessi in natura, qualche esempio pratico e le esenzioni previste dalle norme italiane. In più, ti spieghiamo quali sono gli errori da evitare e qualche consiglio utile per chi si occupa di definire i piani di benefit dell’azienda.

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Cosa sono i fringe benefit?

Prima di entrare nel vivo e spiegare la differenza tra fringe benefit e welfare, capiamo in cosa consistono queste due diverse categorie. Partiamo proprio dai fringe benefit: si tratta di beni e servizi erogati in natura come forma di retribuzione aggiuntiva rispetto al normale stipendio. 

Le aziende possono scegliere di erogarli liberamente ad personam, a gruppi ristretti di collaboratori o a tutto lo staff. L’obiettivo principale è incentivare e valorizzare chi li riceve, ma i fringe benefit possono anche essere usati come leva per attirare i migliori candidati in fase di selezione del personale. 

I fringe benefit sono uno strumento chiave nell’ottica della crescita aziendale, ma offrono anche un vantaggio fiscale. Per sfruttarli al massimo, però, bisogna rispettare gli attuali limiti di esenzione.

Limiti di esenzione

In deroga alle indicazioni dell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che stabilisce il limite di 258,23 euro, la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit 2025 è di 1000 euro per i dipendenti e 2000 euro per i dipendenti con figli a carico

Queste regole dovrebbero restare in vigore fino alla fine del 2027, salvo ulteriori modifiche. Le somme eccedenti queste cifre concorrono alla formazione del reddito e sono quindi soggette a IRPEF e contributi.

Esempi di fringe benefit

L’elenco dei fringe benefit è piuttosto ampio e variegato. Ad esempio, troviamo:

  • buoni shopping;
  • buoni carburante;
  • polizze assicurative;
  • stock option;
  • alloggi per i dipendenti;
  • buoni pasto (che però hanno un trattamento fiscale a parte);
  • telefono, tablet e computer aziendale.

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Cosa si intende per welfare aziendale?

Con il termine welfare aziendale si fa riferimento all’insieme di iniziative erogate dal datore di lavoro a tutti i dipendenti nell’ottica di sostenerli nella sfera privata e lavorativa. Si tratta di una forma di retribuzione complementare, di tipo assistenziale, che mira a conciliare vita e lavoro.

Il piano welfare di un’azienda viene introdotto tramite regolamenti interni, accordi, contratti o su richiesta del CCNL di categoria. Ecco qualche esempio di welfare aziendale:

  • forme di previdenza complementare;
  • assistenza ai familiari anziani;
  • asili nido;
  • abbonamenti ai mezzi pubblici;
  • corsi di lingue o di formazioni;
  • ingressi per spettacoli e teatri.

Vantaggi per le aziende

Il primo grande vantaggio per le aziende è di tipo fiscale: a differenza dei fringe benefit, il welfare aziendale è sempre esente da imposizione fiscale. Non ci sono, perciò, delle soglie massime da rispettare. Inoltre, questi tipi di benefit gratificano tutti i dipendenti, che si sentono così più coinvolti nella vita dell’azienda. Di riflesso, abbiamo quindi più produttività e meno assenteismo.

Vantaggi per i dipendenti

I dipendenti che ricevono beni e servizi attraverso un piano welfare possono raggiungere un migliore equilibrio tra sfera personale e lavorativa. Sfruttando le opportunità di crescita, come ad esempio i corsi, possono acquisire nuove competenze e migliorare la loro carriera. E, in generale, si sentono più motivati a contribuire al raggiungimento di nuovi obiettivi.

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La differenza tra fringe benefit e welfare aziendale

Abbiamo già anticipato alcune differenze tra welfare aziendale e fringe benefit, ma ripercorriamole tutte insieme. Per prima cosa, i fringe benefit sono esentasse solo fino alle soglie di 1000 euro per tutti i dipendenti e 2000 euro per chi ha figli, mentre il welfare non prevede un tetto massimo. In secondo luogo, il welfare aziendale deve essere accordato a tutti i dipendenti, mentre i fringe benefit anche a una sola persona. E poi c’è la natura del benefit, che nel caso del welfare ha un valore più assistenziale. Per capire meglio la differenza tra fringe benefit e welfare aziendale, abbiamo realizzato una tabella.

Fringe benefit Welfare aziendale
Scopo Retribuzione aggiuntiva in natura Retribuzione complementare in natura
Esempi Buoni shopping, auto aziendale Asili nido, corsi di formazione, abbonamenti ai mezzi
Tassazione Esentasse fino a 1000 euro (2000 euro per dipendenti con figli) Esentasse
A chi sono erogati Ad personam, a gruppi di collaboratori o a tutti i dipendenti A tutto il personale
Condizioni di erogazione Liberamente Secondo regolamenti, accordi, contratti e CCNL

 

Errori comuni da evitare

Dopo aver spiegato che differenza c’è tra fringe benefit e welfare aziendale, vediamo quali sono i tre errori più frequenti commessi da CEO, CFO, responsabili HR e altre figure che si occupano della gestione del personale e della scelta dei benefit aziendali.

  1. Confondere le due categorie e gestire male la fiscalità: considerato il diverso trattamento fiscale delle due tipologie di benefit, per cogliere tutti i vantaggi offerti è bene non fare confusione. 
  2. Superare i limiti dei fringe benefit senza saperlo: questa disattenzione potrebbe portare a ritrovarsi con dei costi aggiuntivi in busta paga.
  3. Non avere una policy di welfare chiara: se non si stilano dei regolamenti chiari, si rischia di commettere gravi errori di compliance a livello normativo.

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