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l lavoro notturno è più diffuso di quanto potresti pensare, dovuto alla necessità di mantenere operativi alcuni servizi essenziali, come quelli sanitari, di sicurezza o di produzione industriale. Da qui è nata la necessità di regolamentarlo con disposizioni specifiche, che riguardano diversi aspetti, come i limiti di orario e una maggiorazione dello stipendio in caso di lavoro notturno

Andiamo quindi a capire meglio cosa si intende per lavoro notturno, quali sono i limiti imposti dalla legge e qual è la paga prevista per i lavoratori che lo svolgono.

Cos’è il lavoro notturno?

Secondo la legislazione italiana, rientra nella categoria di lavoro notturno qualsiasi attività lavorativa svolta per un periodo minimo di sette ore consecutive tra le 22.00 di sera e le 06.00 del mattino. Ovviamente l’orario specifico del lavoro notturno può variare leggermente in base ai contratti collettivi di lavoro dei diversi settori, ma in generale include le ore comprese nell’intervallo appena indicato.

Chi può svolgerlo?

Quando un lavoro richiede che il dipendente ricopra un turno di lavoro notturno, in genere il lavoratore non può sottrarsi alla richiesta. La legge però prevede delle eccezioni per tutelare alcune categorie specifiche di lavoratori che possono sottrarsi al lavoro notturno o che devono sottrarsi anche se vorrebbero svolgerlo. 

I lavoratori che non hanno obbligo di lavoro notturno sono:

  • Madri di figli di età inferiore a tre anni o i padri conviventi, che possono chiedere di non svolgere il lavoro notturno per garantire la cura e l’assistenza ai figli;
  • Genitori unici affidatari di un figlio convivente di età inferiore ai 12 anni;
  • Lavoratori con a carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104.

Invece i lavoratori che non devono effettuare lavoro notturno neanche se lo desiderano sono:

  • Le donne in gravidanza, per proteggere la loro salute e quella del bambino;
  • I lavoratori minorenni, anche se sono previste delle eccezioni come nel caso in cui il lavoro notturno viene effettuato solo temporaneamente e per cause inevitabili, quando non sono disponibili altri lavoratori adulti.

Il lavoro notturno è sempre riconosciuto come usurante?

Il lavoro notturno non è sempre riconosciuto come usurante. In Italia però c’è una normativa specifica che classifica il lavoro usurante notturno ed è il Decreto Legislativo 67/2011, che indica specifiche categorie di attività come particolarmente pesanti.

Tra queste, quelle svolte per almeno 6 ore a notte, per un minimo di 80 notti all'anno. Inoltre, il lavoro notturno può essere considerato usurante se il lavoratore svolge la sua attività per almeno tre ore di seguito per più della metà delle giornate lavorative annuali. Una norma importantissima, che permette a queste categorie di lavoratori di accedere a benefici pensionistici anticipati e ad altre tutele previste dalla legge.

Limiti di orario per il lavoro notturno

Proprio perché si tratta di un lavoro più pesante rispetto a quello normalmente svolto durante il giorno, ci sono delle norme specifiche che regolano l’orario del lavoro notturno. Il Decreto Legislativo 66/2003 sancisce che l’orario dei lavoratori notturni non può superare una media di 8 ore nell’intera giornata. 

Inoltre, i lavoratori notturni hanno diritto ad almeno 11 ore consecutive di riposo giornaliero e a un riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive.

Esistono sempre delle eccezioni a questi limiti, che vengono applicate in tutte quelle situazioni di emergenza o di particolari necessità produttive. In questi casi però le emergenze devono sempre essere compensate da periodi di riposo equivalenti, per evitare l’affaticamento eccessivo dei lavoratori.

La retribuzione del lavoro notturno

Anche la retribuzione del lavoro notturno è regolata da normative specifiche, inserite all’interno dei contratti collettivi nazionali del lavoro (CCNL). Queste norme prevedono una maggiorazione della paga del lavoro notturno, per compensare tutti i rischi e i disagi associati al dover lavorare in orari non convenzionali. La maggiorazione non è uguale per tutti i lavoratori, ma può variare in base al settore di riferimento e al tipo di mansione svolta.

Facciamo qualche esempio:

  • Il CCNL Terziario Commercio prevede una maggiorazione del 15% per il lavoro notturno svolto dalle 22:00 alle 6:00;
  • Il CCNL Turismo invece prevede una maggiorazione del 25% per il lavoro notturno svolto dalle 24:00 alle 6:00;
  • I lavoratori inquadrati nel CCNL Metalmeccanici ricevono una maggiorazione del 20% dalle 22:00 e del 30% per le ore successive alle 22:00;
  • Il CCNL Chimico Farmaceutico prevede una maggiorazione del 30% per il lavoro notturno svolto dalle 22:00 alle 6:00.
  • I lavoratori inquadrati nel CCNL Cooperative sociali hanno diritto a un’indennità di 12,39 € per prestazioni che superano le 4 ore e fino alle 8 ore per notte. L’indennità sale a 6,20 € per prestazioni oltre le 2 ore e fino alle 4 ore per notte.

La retribuzione del lavoro notturno però non riguarda solo incentivi monetari, ma può comprendere anche altri benefici come maggiori periodi di riposo compensativo o accesso a servizi di welfare aziendale specifici. Tutte tipologie di retribuzione non monetaria che contribuiscono a riconoscere e valorizzare l'impegno dei lavoratori, aumentando la loro soddisfazione e aiutando le aziende a trattenere i talenti migliori.

Welfare aziendale: un incentivo in più

Il welfare aziendale è un incentivo spesso obbligatorio, previsto dal CCNL di diversi settori. Ma è anche uno strumento scelto autonomamente dalle aziende consapevoli delle difficoltà e dei sacrifici legati al lavoro notturno, che vogliono dimostrare sostegno ai propri dipendenti. 

Si tratta di programmi che includono una vasta gamma di benefici, come l’accesso a servizi di assistenza sanitaria integrativa, supporto psicologico, convenzioni per l’acquisto di beni e servizi o facilitazioni per la mobilità. Non solo! Molte aziende offrono anche diverse soluzioni per migliorare il bilanciamento vita-lavoro, come la flessibilità oraria, dei periodi extra di riposo compensativo e possibilità, dove possibile, di fare smart working.

Un’altra caratteristica non indifferente del welfare aziendale è la possibilità di offrire fringe benefit e buoni pasto. 

Nel primo caso, intendiamo tutti quei benefit che comprendono l’utilizzo di auto aziendali, abbonamenti a palestre, corsi di formazione e altri vantaggi economici che contribuiscono a migliorare il benessere complessivo del lavoratore. 

I buoni pasto invece permettono ai lavoratori notturni di accedere a pasti convenienti durante i turni o di acquistare mensilmente beni alimentari per sé e la famiglia scegliendo tra migliaia di attività.Insomma, il welfare aziendale è quell’incentivo in più che può contribuire a migliorare la qualità della vita dei lavoratori e aiutare le aziende a motivarli e fidelizzarli nel tempo.Sentendosi valorizzati e supportati, anche i dipendenti sottoposti ad orari di lavoro meno convenzionali possono restare produttivi e sentire che la realtà per cui lavorano tiene a loro e si impegna per migliorare il bilanciamento tra vita personale e vita lavorativa.

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