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l termine di un rapporto lavorativo, ogni dipendente ha diritto alla liquidazione del TFR. Di fatto, il trattamento di fine rapporto è la retribuzione che viene messa da parte durante tutta la durata del contratto, formando un piccolo (o magari grande, si spera) “tesoretto”.  

La somma è dovuta a tutto il personale con contratto di lavoro subordinato, indipendentemente da come si è concluso, come stabilito dall’articolo 2120 del Codice civile. Vediamo però come funziona, quali sono le tempistiche della liquidazione del TFR, quando viene pagato ai dipendenti privati e pubblici, insieme a qualche caso specifico.

Come funziona la liquidazione del TFR

Liquidazione e TFR sono la stessa cosa? La liquidazione del TFR si vede in busta paga? Facciamo un passo indietro e spieghiamo prima brevemente cos'è il TFR. Il trattamento di fine rapporto, chiamato spesso anche buonuscita, è una somma di denaro accantonata obbligatoriamente e in maniera progressiva durante il contratto di lavoro di qualsiasi dipendente. Al termine del rapporto lavorativo, in seguito alle dimissioni, al licenziamento, al pensionamento o alla risoluzione consensuale, la quota accumulata deve essere corrisposta tempestivamente ai dipendenti. 

Va però detto che bisogna distinguere due principali casistiche, in base alla scelta della destinazione del TFR. I dipendenti possono infatti decidere se lasciare la somma in azienda oppure spostarla in un fondo pensione. Sebbene questo non incida sui tempi di liquidazione del TFR, ha un effetto sull’imposizione fiscale e sul rendimento del capitale accantonato.

In seguito alla riforma del 2005, lo Stato ha incentivato il ricorso alla previdenza complementare, cercando così di “alleggerire” il sistema contributivo obbligatorio. Da quel momento i dipendenti hanno diritto a scegliere, entro sei mesi dall’assunzione, se spostare il TFR in un fondo pensione o lasciarlo in azienda.  

Se non si compila il modulo per la scelta, vale il silenzio assenso e il TFR viene gestito dal datore di lavoro come si è sempre fatto. Diversamente, il dipendente può chiedere che il denaro venga trasferito alla forma di previdenza integrativa preferita. Perché optare per questa soluzione? Semplice: per i vantaggi fiscali, tra cui la deducibilità dei contributi e la tassazione agevolata.

Liquidazione del TFR ai dipendenti privati

Quanto appena detto è valido per i dipendenti privati, che hanno anche un’altra possibile opzione. Nel caso in cui la loro azienda corrisponda un budget welfare (volontariamente o secondo il CCNL), è possibile destinare tutti o una parte dei benefit proprio nel fondo pensione, abbattendo così ulteriormente l’imposizione fiscale. 

Ricordiamo che è possibile dedurre fino a 5.164,57 all’anno di contributi dall’imponibile IRPEF, diminuendo di conseguenza le tasse da pagare. Ad esempio, questo è proprio quello che avviene grazie alla soluzione welfare all-in-one di Coverflex: l’azienda può scegliere un piano di benefit all’avanguardia e molto apprezzato dai dipendenti.

Liquidazione del TFR ai dipendenti pubblici

Per quanto riguarda la liquidazione del TFR dei dipendenti pubblici, che viene pagata dall’INPS, bisogna introdurre un ulteriore tipo di accantonamento: il TFS, o trattamento di fine servizio. Per le assunzioni a tempo indeterminato prima dell’anno 2000 si parla di TFS. Dopo il 31 dicembre 2000, invece, si parla di TFR come per i dipendenti privati. Il TFS include diverse indennità, ovvero la buonuscita, l’anzianità e il premio di servizio. Come vedremo qui di seguito, rispetto al settore privato ci sono alcune differenze riguardanti le tempistiche.

Quando viene pagato il TFR?

In merito alla tempistica per la liquidazione del TFR, nel settore privato di norma le aziende versano il TFR insieme all’ultima busta paga o nei successivi 30-45 giorni. Ma quanto tempo ha il datore di lavoro per pagare il TFR? Visto che non esiste una scadenza ufficiale dettata dalla Legge, bisogna sempre far riferimento a un’eventuale indicazione del proprio CCNL o contratto. In ogni caso, il datore di lavoro ha l’obbligo di corrispondere quanto dovuto il prima possibile. 

Per quanto riguarda i tempi di liquidazione del TFR o TFS per i dipendenti pubblici, i tempi possono essere più lunghi. Ad esempio, quando viene pagato il TFR degli insegnanti della scuola pubblica?

  • La somma viene pagata almeno 12 mesi dopo la fine del servizio in caso di pensionamento o scadenza del contratto. 
  • In caso di inabilità al lavoro o decesso, la liquidazione deve avvenire entro 105 giorni.
  • Se si tratta di licenziamento, dimissioni volontarie o destituzione, il pagamento viene concluso almeno 24 mesi dopo.

Inoltre, la liquidazione del TFR dei dipendenti pubblici può avvenire in un’unica soluzione oppure in diverse rate.

Regole e casi speciali

Abbiamo visto come funziona e quando arriva il TFR dopo il licenziamento, le dimissioni volontarie e il pensionamento, ovvero le casistiche più comuni. Vediamo ora come vengono gestite alcune situazioni meno frequenti.

Liquidazione TFR e ferie non godute

In caso di ferie non godute, la liquidazione del TFR non deve tenerne conto. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione in un caso recente, in seguito alla richiesta di un’azienda che era stata condannata in appello per non aver conteggiato le ferie nel trattamento di fine rapporto dei suoi dipendenti.

Liquidazione TFR in caso di decesso

I tempi di liquidazione del TFR in caso di decesso possono allungarsi per via della burocrazia, seguendo il normale decorso della successione. Stando a quanto stabilito dall’articolo 2122 del Codice civile, il datore di lavoro deve poi versare la buonuscita agli eredi, ovvero coniuge, figli e conviventi a carico. Nel caso nessuno di questi sia in vita, spetta ai parenti fino al terzo grado.

Liquidazione TFR in caso di fallimento dell’azienda

Cosa succede quando un’azienda fallisce? Non cambia nulla dal punto di vista del diritto dei dipendenti al trattamento di fine rapporto, ma potrebbe volerci di più (talvolta persino degli anni) per ricevere la quota dovuta. Tuttavia, i dipendenti possono comunque rivolgersi all’INPS per accedere al fondo di garanzia.

Tassazione della liquidazione TFR

Ma come viene tassata la liquidazione del TFR? Se si sceglie di mantenere la quota in azienda, l’imposizione viene calcolata sul reddito medio degli ultimi cinque anni. Il modello è quello degli scaglioni IRPEF: si va dal minimo del 23% per i redditi fino a 15.000 euro fino al 43% per capitali sopra i 50.000 euro. 

Nel caso in cui i dipendenti abbiano optato per il TFR in una forma di previdenza integrativa, la tassazione del TFR per il capitale varia da un minimo del 9% a un massimo del 15%, calcolati in base agli anni di iscrizione al fondo pensione. Un notevole risparmio rispetto alla prima soluzione, a cui si aggiunge l’imposizione vantaggiosa sui rendimenti.

Come si calcola la liquidazione del TFR?

Vediamo quindi un esempio di liquidazione del TFR in busta paga. Il calcolo non è semplice, ma tieni presente che ogni mese è possibile controllare nel cedolino l’importo maturato. In sintesi, si ottiene a partire dall’importo della retribuzione lorda per ogni anno di lavoro, già al netto dell’INAIL dello 0,50%, moltiplicata per gli anni di lavoro e poi divisa per 13,5. 

Prendiamo una dipendente che guadagna 25.000 euro lordi all’anno e ha 10 anni di servizio:

  • 25.000 euro – 0,50% dell’INAIL = 24.875 euro
  • 24.875 euro X 10 = 248.750 euro
  • 248.750 euro : 13,5 = 18.426 euro = TFR maturato

Un’altra cosa fondamentale da sapere è che alla fine di ogni anno, la quota messa da parte negli anni precedenti viene rivalutata al tasso fisso dell’1,5% e del 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo comunicato dall’ISTAT.

Bisogna inoltre tenere conto di diverse variabili, tra cui lo stipendio base e altri elementi, come gli scatti di anzianità, gli adeguamenti, i premi di presenza e altro ancora. Nel caso in cui il rapporto di lavoro sia durato meno di un anno, la somma viene ricalcolata tenendo conto di ogni frazione superiore a 15 giorni equiparabile all’intero mese.

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