uando un’azienda ottiene grandi risultati, il merito è di tutte le persone che hanno contribuito al suo successo. Seguendo questa prospettiva, è bene premiare il personale per riconoscere gli sforzi compiuti e incoraggiarlo a dare ancora di più. Ed è qui che si aprono due strade: meglio aumentare lo stipendio con un bonus in busta paga oppure offrire dei benefit aziendali?
Scopri come funzionano queste diverse opzioni e quali convengono maggiormente ai bilanci aziendali. Vediamo inoltre un confronto sui vantaggi economici e fiscali per azienda e dipendenti, insieme a qualche consiglio pratico.
Come funziona un bonus in busta paga
I bonus in busta paga sono dei contributi che l’azienda concede al verificarsi di svariati tipi di scenari: può trattarsi di un classico aumento di fatturato, del successo ottenuto da un prodotto o della conquista di un nuovo importante brevetto, solo per fare qualche esempio concreto. Diversamente dal premio di risultato, che deve essere misurato secondo determinati criteri e in base alla contrattazione esistente, il bonus in busta paga può essere erogato liberamente dal datore di lavoro.
Lo scopo del bonus è quello di valorizzare l’impegno dei collaboratori che hanno contribuito a tagliare un nuovo traguardo. Tuttavia, trattandosi di una somma extra rispetto alla normale retribuzione, il bonus in busta paga è lordo. Di fatto, ogni dipendente deve pagare contributi previdenziali, IRPEF e addizionali regionali/comunali, abbassando il valore netto percepito.
Esempio pratico di bonus in busta
Facciamo un esempio per capire meglio come funziona la tassazione dei bonus in busta paga. Immaginiamo che un’azienda voglia distribuire ai dipendenti una somma extra pari a 1000 euro.
Bonus lordo: 1000 euro
Contributi INPS a carico del dipendente (9,19%): -91,90 euro
IRPEF a carico del dipendente (aliquota 27%): -243
Bonus netto percepito dal dipendente: 665,10 euro
Costo totale per l’azienda: oltre 1300 euro (comprende la restante parte dei contributi INPS)
Come funzionano i fringe benefit e il welfare aziendale
Considerato il carico fiscale dei bonus in busta paga, i benefit aziendali rappresentano un’ottima alternativa che aiuta le aziende a massimizzare il valore delle risorse economiche destinate ai dipendenti. Ma di cosa si tratta esattamente? Entrambi sono forme di retribuzione in natura che si attuano attraverso l’erogazione di beni e servizi. Abbiamo due tipologie principali: i fringe benefit e il welfare aziendale.
I fringe benefit sono esentasse fino a 1000 euro per tutti i dipendenti e fino a 2000 euro per i dipendenti con figli. Sono erogabili sotto forma di buoni shopping, auto aziendali, strumenti di lavoro, carte carburante, stock option e altro ancora. Possono essere corrisposti ad personam, ad alcune categorie o a tutto il personale.
Il welfare aziendale è invece completamente esente da tasse perché lo Stato riconosce il suo valore sociale. Proprio per questo, viene di norma incluso nei CCNL e deve essere corrisposto a tutti i dipendenti. Risultato? Il 100% del valore del benefit arriva nelle mani del dipendente. Ci sono poi molte tipologie di welfare, come rimborsi per le spese scolastiche, sanità integrativa, abbonamenti ai mezzi, corsi di lingue e molto altro ancora.
Esempio pratico di bonus in benefit aziendali
Riprendiamo l’esempio precedente per capire la differenza a livello fiscale tra bonus in busta paga e benefit. Immaginiamo che l’azienda abbia deciso di erogare 1000 euro sotto forma di fringe benefit. Considerando che rientrano nella soglia di esenzione dalle tasse, i dipendenti ricevono quasi il 50% in più con i benefit, mentre l’azienda taglia i costi.
Bonus netto percepito dal dipendente: 1000 euro
Costo totale per l’azienda: 1000 euro
Confronto diretto: quale soluzione scegliere?
Per capire meglio la differenza e decidere se scegliere tra bonus in busta paga o benefit, abbiamo riassunto le principali caratteristiche in una comoda tabella.
Come gestire i benefit in modo smart con Coverflex
Capire la differenza tra bonus in busta paga e benefit aziendali è fondamentale per chiunque si occupi di decidere come distribuire le risorse per i dipendenti, dai CEO ai manager HR. Si tratta quindi di risparmiare sul costo del lavoro, senza però penalizzare il personale.
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