e ne parla da tempo, ma ora forse è finalmente arrivato il suo momento. Dopo tanti rinvii, presto dovrebbe entrare in vigore la tanto attesa (e da alcuni temuta) Plastic Tax. In Italia il suo percorso è stato tortuoso e accidentato, nonostante in molti altri paesi europei fosse già stata recepita e accolta positivamente.
Ma di cosa si tratta esattamente? Per chi ha ancora dei dubbi su questa nuova imposta, abbiamo stilato un utile vademecum con tutte le ultime novità, inclusi i prodotti oggetto di tassazione, i soggetti interessati e le sanzioni previste.
Che cos’è la Plastic Tax?
Abbiamo ormai imparato a chiamarla Plastic Tax, ovvero tassa sulla plastica, e il suo nome riecheggia da anni su siti e giornali, oltre che in contesti più istituzionali. Rientra infatti in una serie di misure incluse nella Direttiva Europea SUP (acronimo dell’inglese Single Use Plastics, plastica monouso), ufficializzata nel lontano luglio 2019.
Obiettivo della SUP era limitare il più possibile tutti gli imballaggi e i prodotti in plastica usa e getta, a favore di alternative sostenibili e completamente biodegradabili. Come tutte le altre direttive CE, doveva essere recepita da ogni stato membro entro due anni, ovvero prima della fine del 2021. Ma cosa è successo nel frattempo al decreto attuativo della Plastic Tax?
In Italia la Plastic Tax è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2020, ma l’emergenza Coronavirus si è messa di traverso. Il massiccio utilizzo di vari presidi chirurgici e articoli realizzati in plastica monouso, spesso indispensabili durante l’emergenza legata alla pandemia, ha fatto slittare il debutto della tassa.
Va detto che alcune tra le principali nazioni europee avevano già lanciato delle norme sulla plastica monouso. Germania, Francia, Irlanda, Belgio, Spagna, Portogallo, Irlanda, Finlandia e Danimarca, solo per citarne alcune, non si sono fatte trovare impreparate.
La Legge di Bilancio 2024 prevede che l’Italia si aggiunga alla lista, ma non prima del 1° luglio 2024, salvo ulteriori slittamenti. Un po’ come è accaduto per i bonus edilizi e il taglio del cuneo fiscale, l’attuale Governo dovrà verificare meglio la situazione e prendere una decisione.
Quali sono i prodotti tassati?
I prodotti colpiti dalla Plastic Tax in Italia, come per gli altri stati UE, sono quelli che rientrano sotto l’ombrello dei MACSI (acronimo di manufatti per il consumo con singolo impiego). Possono essere in fogli, pellicole o strisce, oppure sotto forma di prodotti monouso di vario tipo con contenuto in plastica superiore al 40%. Nella lista troviamo:
- cannucce;
- piatti e posate;
- bicchieri e tazze;
- bottiglie e tappi;
- sacchetti di plastica;
- vaschette per alimenti e coperchi;
- bastoncini per le orecchie;
- contenitori in tetrapak;
- aste per palloncini.
Sono invece esclusi i prodotti compostabili, quelli realizzati in plastica riciclata, i dispositivi medici o le confezioni dei medicinali.
Chi deve pagare la Plastic Tax?
Abbiamo visto qual è la data prevista per l’entrata in vigore dalla Plastic Tax in Italia, vediamo quindi i soggetti interessati da questa nuova tassazione. In sintesi, si tratta di:
- chi fabbrica MACSI in Italia;
- chi acquista MACSI da altri paesi UE;
- chi importa MACSI da paesi extra UE;
- chi vende MACSI ad altre aziende e ai consumatori finali.
Importi e sanzioni
Anche se non c’è ancora la certezza assoluta riguardo all’entrata in vigore della Plastic Tax in Italia, conosciamo già l’entità degli importi. Salvo future modifiche, l’importo è fissato a 0,45 euro per ogni chilogrammo di plastica contenuta nei MACSI. È comunque una cifra molto inferiore rispetto all’iniziale disegno di legge (si parlava di 1 euro per ogni chilogrammo).
Per quanto riguarda le sanzioni per chi non paga la tassa sulla plastica, che dovranno però essere confermate dall’Agenzia delle Entrate, la somma spazia dal doppio al quintuplo di quanto evaso, a partire da 250 euro. Anche in questo caso, le penali sono state dimezzate: prima la quota base della sanzione era a 500 euro e l’importo poteva essere fino a dieci volte la tassa evasa.
Chi paga in ritardo, invece, dovrà versare un ulteriore 30% sulla somma dovuta. Vengono però premiati con un credito d’imposta del 10% i soggetti che implementano comportamenti virtuosi, come migliorie tecnologiche e attività di formazione per il personale.
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Per le aziende interessate, l’ufficializzazione della Plastic Tax in Italia significherà ovviamente un aumento dei costi. Per ottimizzare la gestione aziendale, tuttavia, è sempre auspicabile sfruttare i bonus fiscali attualmente attivi e mettere in atto nuove strategie aziendali. Ad esempio, la soluzione di welfare aziendale Coverflex è fiscalmente vantaggiosa perché consente di offrire benefit ai dipendenti, ma risparmiando sulle tasse.
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