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ra gli indicatori dello stato di salute di un’azienda c’è sicuramente il premio di produzione in busta paga. Quando tutto va bene, i dipendenti vengono infatti ricompensati per il contributo offerto nel raggiungimento di obiettivi importanti, quali un aumento della qualità o della produttività. 

Erogato in aggiunta al normale stipendio, è uno strumento che chiaramente il personale apprezza moltissimo. Ma come funziona? E quali alternative ci sono? Scopri tutto questo e molto altro, ad esempio se il premio produzione in busta paga è tassato e come ottimizzare la fiscalità.

Come funziona il premio di produzione in busta paga

Iniziamo dalla prima informazione utile: cos’è il premio di produzione in busta paga? In parole semplici, è la ricompensa che viene corrisposta dal datore di lavoro ai dipendenti quando si raggiungono dei traguardi importanti. Ci sono diverse casistiche che prevedono l’erogazione della somma extra, che di norma sono definite dal CCNL o da altri accordi specifici. Inoltre, il premio può essere assegnato singolarmente, a un reparto in particolare oppure a tutto il personale.

Va inoltre detto che, per accedere alla tassazione agevolata che approfondiremo in seguito, il premio di produzione (chiamato anche premio di risultato o PdR) deve essere misurabile. I criteri su cui si basa sono legati all’incremento di:

  • Produttività
  • Redditività
  • Qualità
  • Efficienza
  • Innovazione

Gli incrementi devono essere confutati dalle soglie indicate nella contrattazione collettiva. Inoltre, deve trattarsi di un aumento rispetto all’anno precedente.

Tassazione del premio di produzione in busta paga

Abbiamo già anticipato che la tassazione del premio di produzione in busta paga è agevolata, ma solo se si rispettano alcuni criteri, tra cui la misurazione dell’incremento. Entrando più nel dettaglio, il dipendente può accedere all’imposta sostitutiva del 5% solo se:

  • il premio non supera i 3000 euro lordi annui (4000 euro in alcuni casi specifici);
  • il suo reddito dell’anno precedente è inferiore a 80.000 euro.

All’azienda, invece, sul premio di produzione in busta paga scattano i contributi previdenziali oltre a oneri di altro tipo, ma è deducibile ai fini IRES.

Premio in busta paga e contributi

Per le quote di premio fino a 800 euro, il datore di lavoro può ridurre il totale di contributi a proprio carico del 20%, mentre il dipendente è completamente escluso. Per poter beneficiare della riduzione contributiva, l’azienda deve però:

  • rispettare i criteri già elencati per il premio di produzione in busta paga;
  • depositare il contratto o l’accordo aziendale presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro o la Direzione Territoriale del Lavoro entro 30 giorni dalla sottoscrizione.

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Come viene pagato il premio di produzione?

Molto semplicemente, il premio di produzione viene corrisposto nella busta paga. La voce è separata dallo stipendio base e da altri bonus o elementi. Ad esempio, può essere denominato come “incentivo produzione” o “premio produzione”, a seconda della dicitura scelta dall’azienda. 

Per quanto riguarda la cadenza, può essere concesso una volta all’anno, semestralmente o mensilmente, secondo quanto indicato dal contratto. Oltre alla somma in denaro, poi, vedremo anche la possibilità di convertire il premio di risultato in welfare, ottenendo un vantaggio fiscale e contributivo.

Come calcolare il premio di produzione netto in busta paga

Per effettuare il calcolo del premio di produzione netto bisogna seguire una procedura molto semplice. Ad esempio, se un’azienda distribuisce la quota di 2000 euro lordi, per prima cosa dobbiamo detrarre i contributi previdenziali a carico del dipendente e poi calcolare la tassazione agevolata al 5%. Avremo così:

2000 euro -183,80 euro (contributi) - 90,81 (imposta del 5%) = 1725,39 euro

Il datore di lavoro dovrà ovviamente pagare 2000 euro più la restante quota di contributi previdenziali da lui versata. Nel caso l’azienda rientri nell’agevolazione contributiva precedentemente elencata, sarà però possibile ottenere un ulteriore risparmio.

Converti il premio di risultato in welfare con Coverflex

Nonostante la tassazione agevolata del premio di produzione in busta paga, ci sono ancora dei costi per entrambe le parti. Tuttavia, c’è un’altra strada percorribile se vogliamo tagliare i costi: convertire il PdR in welfare, a patto che ci sia un accordo di secondo livello tra le parti sociali. 

In pratica, al posto della somma aggiunta allo stipendio, il personale riceve dei benefit aziendali da usare per spese mediche, assistenza ai familiari, asilo nido, viaggi, corsi di formazione e molto altro ancora. E tutto esentasse e senza contributi. Ad esempio, se il premio welfare è di 1000 euro, l’azienda paga 1000 euro e i dipendenti ricevono 1000 euro. Niente di più, niente di meno.

Ed è proprio quello che consente di fare la soluzione di welfare aziendale Coverflex, tramite cui il datore di lavoro può trasformare il premio in un budget welfare da spendere grazie all’apposita Coverflex Voucher Card. La procedura di iscrizione avviene online, autonomamente e in pochi clic. Una volta selezionato il piano in base alle esigenze aziendali, scatta l’invio delle card da distribuire ai dipendenti per ottenere un ampio ventaglio di beni e servizi presso i partner convenzionati.

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