uando in un’azienda si sente parlare di premio di produzione, significa che ogni cosa procede bene e che gli sforzi di tutti stanno generando dei risultati importanti. Ed è proprio questo lo scopo primario della gratifica: riconoscere e remunerare l’impegno di tutti i dipendenti.
Chiamato anche premio di risultato o premio di obiettivo, è accuratamente disciplinato dal nostro sistema normativo, che stabilisce le modalità di erogazione e la tassazione. Ma forse non tutti sanno che il premio di produzione può essere convertito in welfare, ottimizzando la fiscalità. Vediamo punto per punto cosa c’è da sapere su questo argomento importante per le aziende e il personale.
Cos’è il premio di produzione, come funziona e breve storia
Impossibile non averne mai sentito parlare, ma sai cosa si intende esattamente per premio di produzione? Come facilmente intuibile, si tratta di una remunerazione aggiuntiva che il datore di lavoro corrisponde ai dipendenti in caso di aumenti della produttività o di altre variabili misurabili come la qualità, il livello di innovazione e l’efficienza.
Questo strumento è stato introdotto per la prima volta nel sistema produttivo italiano intorno agli anni Sessanta. Lo scopo era semplice allora come lo è adesso: includere i dipendenti nei passi in avanti di ogni azienda e offrire un incentivo che potesse farli sentire partecipi del successo ottenuto. Scendendo più nel dettaglio, il premio può essere assegnato:
- A tutti i dipendenti
- A un reparto in particolare
- Individualmente
Nel corso dei decenni il premio di produzione in busta paga è diventato parte integrante della contrattazione aziendale, in alcuni casi trasformandosi in un compenso ricorrente. Tutto dipende dalla negoziazione a monte, a livello sindacale (sul territorio o nazionale) oppure aziendale.
A quanto ammonta il premio di produzione?
L’importo del premio di produzione non segue uno schema fisso, ma cambia secondo quanto indicato nel contratto o deciso dal datore di lavoro. Inoltre, è anche possibile corrispondere somme diverse in base al tipo di reparto o ad altre variabili.
Quando spetta il premio di produzione?
In linea generale, il premio di produzione spetta a tutti i dipendenti del settore privato con contratto a tempo determinato o indeterminato, sia a tempo pieno sia part-time. Deve però essere previsto dal contratto nazionale di categoria, dalle contrattazioni di secondo livello aziendali o territoriali.
Per fare un esempio, il premio di produzione dei metalmeccanici viene corrisposto annualmente in base all’obiettivo produttivo fissato dalla singola azienda. Sebbene sia determinato in modo unilaterale, deve comunque essere oggettivamente quantificabile. La quota del premio è poi calcolata sulla base della percentuale di produzione in più rispetto allo standard.
Quali tipi di premio di produzione esistono?
Finora abbiamo parlato genericamente di premio di produzione, ma in realtà sono molte le forme che può assumere questa particolare forma di incentivo. Può infatti essere chiamato anche premio di produttività, premio di risultato o premio di obiettivo, con un riferimento al motivo per cui viene erogato. Cambia il nome, ma non la sostanza: in tutti i casi, però, viene erogata una somma in denaro riportata in busta paga in modo separato rispetto al regolare stipendio.
Non deve però essere confuso con altre forme di bonus, che vengono concesse dal datore di lavoro liberamente e senza seguire particolari regole. Questo perché, essendo legato al raggiungimento di obiettivi misurabili e fissati dai CCNL, il premio di produzione non può essere tolto dall’azienda a sua discrezione.
Quando viene erogato il premio di produzione?
Visto che per le imprese è fondamentale avere dipendenti motivati e felici, oggi i premi rappresentano un tassello cruciale nel rapporto tra le parti. Capita quindi che vengano erogati una volta all’anno, più volte durante i dodici mesi oppure una tantum in base a quanto stabilito dal CCNL, dal contratto o dai regolamenti interni.
Tassazione del premio di produzione 2024
Prima di specificare la tassazione del premio di produzione 2024, dobbiamo fare una premessa. Per rientrare nelle agevolazioni fiscali previste dallo Stato, il premio di risultato deve rispettare alcune regole, ovvero:
- essere devoluto in caso di un aumento della produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione;
- corrispondere a obiettivi effettivamente misurabili e stabili dal contratto;
- presentare un valore incrementale rispetto all’anno precedente.
La normativa di riferimento generale è stata introdotta con la Legge di Stabilità del 2016, che stabilisce la tassazione agevolata del premio di produzione (a cui bisogna aggiungere i contributi INPS). Non è soggetto alle aliquote progressive IRPEF e inizialmente prevedeva solo un’aliquota del 10%.
Successivamente, tramite la Legge di Bilancio 2023, l’aliquota è stata ridotta al 5% per tagliare il cuneo fiscale e dare più valore a questo incentivo. L’aliquota agevolata è stata riconfermata anche per tutto il 2024. Le condizioni per accedere restano le seguenti:
- il reddito da lavoro dipendente deve essere inferiore a 80.000 euro all’anno;
- la somma massima dei premi annuali non deve essere superiore a 3000 euro (l’importo sale a 4000 euro per le aziende con partecipazione paritetica dei dipendenti).
Come si calcola il premio di produzione netto?
Il calcolo del premio di produzione netto segue alcuni semplici passaggi. Ipotizziamo che un’azienda abbia corrisposto 2000 euro lordi a ogni dipendente:
- per prima cosa calcoliamo i contributi previdenziali a carico del dipendente, con aliquota al 9,19%, pari a 183,80 euro;
- sulla nuova base imponibile calcoliamo l’imposta sostitutiva del 5%, pari a 90,81 euro;
- ai 2000 euro lordi togliamo quindi 183,80 euro e 90,81 euro, ottenendo il premio netto per il dipendente, pari a 1725,39 euro.
Ricordiamo poi che il datore di lavoro deve provvedere al pagamento di 2000 euro, a cui si aggiunge la restante quota di contributi previdenziali da lui versata, pari al 23,81% (l’aliquota totale è al 33%). C’è però un altro scenario possibile per ottenere la detassazione del premio di produzione: convertirlo in un premio welfare.
Premio di risultato convertito in welfare: come funziona?
La tassazione al 5% è già un passo in avanti, ma c’è uno scenario ancora più conveniente per il personale e per l’azienda. Nel caso si decida di convertire il premio in buoni welfare, e quindi in beni o servizi in natura, scatta infatti l’esenzione totale dalla tassazione. Così facendo l’azienda abbatte gli oneri contributivi e il dipendente può ottenere più valore.
Il premio di produzione potrà poi essere convertito in welfare aziendale da utilizzare per questo e molto altro:
- abbonamenti per i mezzi di trasporto;
- assistenza per figli minori, familiari anziani e disabili;
- borse di studio;
- corsi di formazione;
- attività sportive e ricreative;
- assistenza sanitaria integrativa;
- viaggi e hotel;
- manuali e libri scolastici.
Per accedere alla detassazione del premio di risultato, il datore di lavoro deve però depositare ogni anno presso il Ministero del Lavoro il contratto di secondo livello che includa le informazioni sul numero di dipendenti che ricevono il premio, sui parametri prestabiliti e sulla tipologia di contrattazione.
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