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ra aumenti, rimodulazioni e modifiche dell’ultimo minuto, di cui si è molto parlato, la riforma pensioni 2024 è sicuramente uno dei temi più caldi di quest’anno. Attraverso la Legge di Bilancio 2024 il Governo ha confermato il suo piano, salvo poi fare qualche parziale passo indietro. 

È stato previsto un adeguamento per le pensioni 2024? E quali sono i requisiti? Vediamo punto per punto tutte le novità, da Quota 103 a Opzione donna. In più, anticipiamo cosa dovrebbe accadere con la riforma pensioni del 2025.

Cosa prevede la riforma pensioni per il 2024

In seguito all’approvazione dell’ultima Legge di Bilancio, lo scorso 30 dicembre 2023, sono stati varati nuovi provvedimenti in materia previdenziale. La tendenza principale emersa riguarda la maggiore difficoltà a ricorrere alla pensione anticipata. Non c’è posto nella riforma pensioni per Quota 104, come inizialmente annunciato, ma resta Quota 103. 

Tra gli altri aggiornamenti, la pensione di invalidità è rimasta sostanzialmente invariata, ma potrebbe essere rivista in rialzo l’anno prossimo. Le novità della riforma pensioni 2024 sono state poi sintetizzate nella consueta circolare INPS, la n. 46 del 13 marzo: vediamo quali sono le più rilevanti.

Pensione di vecchiaia

Per tutto il 2024 non sono previsti cambiamenti per quanto riguarda la pensione di vecchiaia. La soglia rimane la stessa introdotta dalla Legge Fornero, ovvero i 67 anni di età, con contributi maturati per almeno 20 anni. La regola vale per tutti i dipendenti, pubblici e privati, così come per uomini e donne.

Pensione anticipata ordinaria

Chi svolge lavori gravosi e usuranti, secondo la riforma pensioni può richiedere Quota 96,7. L’età minima è di 61 anni e 7 mesi e sono necessari 35 anni di contributi da lavoro dipendente. Per gli autonomi servono invece 36 anni.

Quota 103

Confermata Quota 103: la riforma pensioni 2024 prevede che si possa uscire dal mercato del lavoro al compimento di 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Tuttavia, chi sceglie questa strada deve prepararsi a un vigoroso taglio dell’assegno, anche fino al 20%. In aggiunta, fino al compimento dei 67 anni la pensione non può eccedere i 2.272 euro lordi mensili (quattro volte la pensione minima invece delle cinque attuali). 

Novità per le cosiddette “finestre mobili”, ovvero il periodo compreso tra la maturazione del diritto alla pensione e la sua decorrenza: per i dipendenti privati passa da 3 a 7 mesi, mentre per quelli pubblici da 6 a 9 mesi.

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APE sociale

Pur essendo stata prorogata fino a fine anno proprio tramite la riforma pensioni 2024, cambia qualcosa anche per l’APE sociale (anticipo pensionistico), l’altra formula disponibile per i seguenti lavoratori in stato di difficoltà:

  • disoccupati;
  • caregiver;
  • dipendenti con disabilità al 73%;
  • addetti a lavori pesanti. 

L’indennità viene erogata per 12 mesi dall’INPS in base alla pensione accumulata al momento della richiesta (comunque non superiore a 1.500 euro lordi). La soglia di accesso è salita a 63 anni e 5 mesi (cinque mesi in più, dunque) e 30 anni di contributi per tutte le categorie, fatta eccezione per chi svolge lavori gravosi che deve dimostrare 36 anni di contributi. Non è più cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo

Sono inoltre state stralciate le norme che precedentemente avevano introdotto l’ampliamento della platea di beneficiari ad altre tipologie di lavori gravosi; sono 23 in totale, tra cui gli insegnanti di scuola primaria e secondaria, i tecnici della salute, i magazzinieri e altri ancora.

Opzione donna

Mentre non cambiano le tipologie di lavoratrici ammesse alla platea di beneficiari (caregiver, donne con invalidità al 74% e disoccupate in seguito a un esubero nelle aziende con tavoli di crisi), la soglia per accedere a Opzione donna è passata da 60 a 61 anni. Per chi ha un figlio il tetto è di 60 anni e per chi ne ha due o più è di 59 anni. Confermato il requisito dei 35 anni di contributi.

Pensioni precoci

Non cambia nulla per le pensioni precoci, pensate per chi ha iniziato a lavorare prima del raggiungimento della maggiore età. Nella nuova riforma pensioni, Quota 41 (questo è il nome corretto) prevede che i beneficiari abbiano lavorato per almeno 12 mesi prima di diventare maggiorenni e che rientrino nelle categorie già valide per l’APE social.

Rivalutazione assegni pensioni 2024

Per quanto riguarda la rivalutazione delle pensioni 2024, è stato modificato il sistema a fasce. Come è noto, l’INPS provvede ad aumentare gli assegni in base all’inflazione; per quest’anno, il coefficiente è stato fissato a 5,4%, inferiore rispetto all’anno scorso. Tuttavia, non viene applicato alla totalità degli assegni, ma in modo inversamente proporzionale rispetto a quanto percepito. Questo è il meccanismo applicato:

  • rivalutazione al 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo;
  • rivalutazione al 90% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo;
  • rivalutazione al 53% per le pensioni da 5 a 6 volte il minimo;
  • rivalutazione al 47% per le pensioni da 6 a 8 volte il minimo;
  • rivalutazione al 37% per le pensioni da 8 a 10 volte il minimo;
  • rivalutazione al 22% per le pensioni sopra 10 volte il minimo.

Come conseguenza della rivalutazione, abbiamo dunque osservato un aumento delle pensioni minime del 2024, sebbene inferiore rispetto al 2023.

Riforma pensioni: come impatta medici e sanitari?

Inizialmente, la bozza dell’ultima riforma pensioni aveva previsto tagli per medici e infermieri (ma anche per dipendenti di enti locali, ufficiali giudiziari e maestri). Si prevedeva infatti una riduzione fino al 25% degli assegni per le pensioni anticipate ordinarie. 

Le immediate proteste del comparto sanità hanno spinto l’Esecutivo a tornare parzialmente sui suoi passi. La riduzione è infatti di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di lavoro. Anche l’innalzamento dell’età pensionabile di dirigenti medici e personale infermieristico è stato rimodulato. Entrambe le categorie potranno eventualmente lavorare fino a 70 anni, invece che fino ai 72 anni previsti per i dirigenti.

Riforma pensioni 2025: cosa cambia?

Se alcune decisioni di quest’anno hanno sollevato qualche critica, la riforma pensioni 2025 promette di scontentare molti. Molto probabilmente, per il biennio 2025-2026 il coefficiente di rivalutazione sarà rivisto al ribasso con inevitabili tagli agli assegni. Ricordiamo infatti che per il 2023-2024 è stato aumentato per mitigare gli effetti dell’inflazione. In aggiunta, nel 2025 sarà più difficile andare in pensione. Scadranno Quota 103, Opzione donna e APE sociale, rinnovate solo fino al termine del 2024.  

In base alle risorse disponibili, che come ben sappiamo sono limitate, si stanno delineando le prime ipotesi. Alcune fonti parlano di Quota 41 per tutti, con la possibilità di andare in pensione avendo 41 anni di contributi, ma potrebbe non essere sostenibile: per questo andrebbe ritoccato il trattamento economico con un taglio del 20%.

Per tutte queste ragioni, vale la pena considerare l’apertura di un fondo pensione aggiuntivo. Quello che forse non tutti sanno è che in alcuni casi i dipendenti possono destinare il budget welfare erogato dalla loro azienda proprio a una forma previdenza complementare, come avviene nella soluzione di welfare aziendale Coverflex.

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