uando termina un rapporto di lavoro, qualunque sia la natura dell’interruzione, ogni dipendente ha diritto alla cosiddetta “buonuscita”. Tale somma varia in base agli anni e alla retribuzione, ma spetta a tutti, e non solo nel settore privato. Ma come funziona il TFR per i dipendenti pubblici? In realtà, ci sono alcune differenze.
Scopri nel nostro approfondimento come matura il trattamento di fine rapporto e a chi spetta. In più, ti spieghiamo in cosa consiste il TFS, un’altra somma corrisposta solo ad alcune categorie di persone che hanno lavorato nel settore pubblico.
TFR per dipendenti pubblici: cosa cambia rispetto a quello tradizionale
Sai cos’è il trattamento di fine rapporto? In poche parole, si tratta di un piccolo tesoretto che viene accumulato dai dipendenti durante tutta la durata del loro contratto di lavoro. Quello che forse non tutti sanno è che esiste (ovviamente) anche un TFR per i dipendenti pubblici, oltre a un TFS (a breve vedremo in che cosa consiste).
Chi paga il TFR ai dipendenti pubblici? E quali sono le differenze con il settore privato? Iniziamo proprio da qui, visto che in questo caso il trattamento di fine rapporto è erogato dall’INPS. Per il personale delle aziende private è il datore di lavoro a occuparsene, a meno che non si scelga di destinare il TFR a un fondo pensione.
In aggiunta, rispetto al settore privato i tempi di liquidazione del TFR dei dipendenti pubblici sono decisamente più lunghi. Mentre di norma nelle imprese private la buonuscita viene liquidata con l’ultimo stipendio e in una sola soluzione, nel settore pubblico si può arrivare anche oltre i 24 mesi dalla conclusione del contratto e in forma rateale.
È possibile chiedere l’anticipo sul TFR per i dipendenti pubblici?
L’anticipo del TFR per i dipendenti pubblici non funziona come per i dipendenti privati. Sebbene sia possibile accedere anticipatamente alla somma accantonata, la richiesta può essere elaborata solo tramite uno degli istituti bancari che hanno aderito a un apposito accordo (e spesso può essere utile, visto che i tempi di liquidazione del TFR per dipendenti pubblici sono più lunghi). La somma massima concessa è pari a 45.000 euro, erogata tramite finanziamento. L’anticipo tramite INPS, invece, al momento è stato sospeso.
TFR e TFS: che differenza c’è?
Abbiamo visto che oltre al TFR, per i dipendenti pubblici esiste anche il TFS, ovvero il trattamento di fine servizio. Tuttavia, non è una misura concessa a tutto il personale del settore pubblico, ma solo ad alcune categorie specifiche. Vediamo nel dettaglio quali sono le differenze tra le due tipologie.
Trattamento di fine rapporto
Proprio come nelle aziende private, il TFR dei dipendenti pubblici (scuola, sanità e qualsiasi altro comparto) è l'importo accantonato per ogni anno di servizio. La quota annuale corrisponde al 6,91% dello stipendio lordo di quell’anno, a cui si somma la rivalutazione fissa dell’1,5% e del 75% in base all’aumento dell’indice dei prezzi ISTAT (andrà poi detratta la tassazione sul TFR). Inoltre, la somma lorda annuale non può essere superiore a 240.000 euro.
Trattamento di fine servizio
ll TFR è composto da diverse indennità: ecco quali sono.
- Buonuscita: destinata a tutti i dipendenti civili e militari dello Stato, rappresenta l’80% dell’ultima retribuzione mensile, tredicesima inclusa, moltiplicata per gli anni di servizio.
- Premio di servizio: viene corrisposto ai dipendenti degli enti locali e della sanità; consiste nell’1/15 dell’80% dell’ultimo stipendio.
- Anzianità: assegnata ai dipendenti parastatali, si ottiene moltiplicando l’ultima retribuzione mensile (tredicesima inclusa) per gli anni di servizio.
A chi spettano TFR e TFS?
Abbiamo capito che TFR e TFS non sono la stessa cosa. Non ci resta che vedere a chi spetta uno o l’altro.
Il TFR spetta ai dipendenti pubblici che rientrano in questo ritratto:
- hanno un contratto a tempo indeterminato stipulato dopo il 31 dicembre 2000 (escluse le categorie “non contrattualizzate”);
- hanno un contratto a tempo determinato successivo al 30 maggio 2000 e della durata minima di 15 giorni continuativi in un mese;
- hanno un contratto a tempo indeterminato stipulato entro il 31 dicembre 2000, con adesione a un fondo di previdenza complementare.
Il TFS, invece, spetta ai dipendenti pubblici che:
- hanno un contratto a tempo indeterminato stipulato prima del 31 dicembre 2000 e sono iscritti all’INPS;
- rientrano nella categoria dei dipendenti civili e militari dello Stato;
- rientrano nel comparto enti locali e sanità;
- fanno parte del parastato (enti pubblici non economici);
- non hanno scelto una forma di pensione integrativa.
Quando viene pagato il TFR ai dipendenti pubblici?
Il TFR dei dipendenti pubblici viene pagato dall’INPS e non dall’ente presso cui hanno prestato la loro opera. I tempi della liquidazione variano in base al motivo della conclusione del rapporto.
- Liquidazione entro 105 giorni: prevista in caso di inabilità al lavoro o morte del dipendente.
- Liquidazione dopo 12 mesi: avviene in caso di raggiungimento del limite di età, scadenza del contratto a tempo determinato oppure risoluzione unilaterale del datore di lavoro una volta raggiunti i requisiti per la pensione anticipata.
- Liquidazione dopo 24 mesi: in caso di dimissioni volontarie, licenziamento, destituzione e tutti gli altri casi non elencati.
Un’altra cosa importante da ricordare è la rateazione, così prevista:
- in unica rata per un importo lordo pari o inferiore a 50.000 euro;
- in due rate annuali, se superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro;
- in tre rate annuali, se l’importo totale lordo supera i 100.000 euro.
Il TFR dei dipendenti pubblici viene pagato in automatico, senza bisogno di inoltrare una domanda. Nell’eventualità di pensione con quota 100, il TFR dei dipendenti pubblici prevede che i termini decorrano dal momento della maturazione dei diritto alla pensione.
Coverflex è il partner perfetto per il welfare aziendale
Abbiamo spiegato come funziona il TFR per i dipendenti pubblici e tutte le casistiche previste. Abbiamo anche brevemente accennato alla possibilità di scelta per la destinazione del trattamento di fine rapporto. Ma perché spostare la somma nella previdenza integrativa?
Semplicemente, per via della progressiva erosione degli importi previsti per la pensione obbligatoria. Lo Stato ha infatti scelto di agevolare fiscalmente questa soluzione, permettendo così ai dipendenti pubblici e privati di assicurarsi una maggiore tranquillità per il futuro.
Per le aziende che erogano al loro personale anche il welfare, la quota prevista può essere fatta confluire proprio nel fondo pensione. Questo è proprio quello che avviene grazie alla soluzione welfare di Coverflex, pensata per assecondare le esigenze di ogni azienda.
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