’Unione europea ha fatto un ulteriore passo in avanti per garantire la parità retributiva tra uomini e donne. La direttiva sulla trasparenza salariale, approvata nel 2023, ha introdotto nuove norme che puntano a plasmare un sistema più equo e virtuoso.
Vuoi saperne di più? Vediamo insieme che cosa si intende esattamente per trasparenza salariale e cosa dice la direttiva europea nel dettaglio. In più, scopri perché il welfare aziendale può giocare un ruolo fondamentale nella lotta alle disparità degli stipendi.
Cosa si intende con “trasparenza salariale”
Il concetto di trasparenza salariale o trasparenza retributiva (in inglese pay transparency) è da diversi anni al centro degli obiettivi dell’UE. Tra le priorità della strategia per il quinquennio 2020-2025 del Consiglio dell’Unione europea, è di fatto uno dei tasselli imprescindibili nell’ambito del raggiungimento della parità di genere e dell’abbattimento di altre forme di discriminazione (ad esempio per etnia, disabilità o preferenze sessuali). Ma di cosa si tratta esattamente?
Per trasparenza salariale si intende un approccio chiaro, aperto e trasparente a tutto quanto riguarda le retribuzioni. In particolare, si attua attraverso l’accessibilità a tutte le procedure e informazioni aziendali che contribuiscono alla determinazione degli stipendi. Nella pratica, ogni dipendente dovrebbe poter accedere ai passaggi tramite cui i datori di lavoro hanno determinato i compensi dei suoi colleghi.
La direttiva europea sulla trasparenza salariale si è rivelata necessaria per aiutare i cittadini europei a ottenere una trattamento retributivo di pari valore. Stando ai dati più recenti sul divario degli stipendi, diffusi nel 2020, ancora oggi in Europa una donna guadagna il 13% in meno rispetto a un uomo (a parità di ruolo svolto). Questo si ripercuote non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche nelle pensioni, portando addirittura a un divario del 30% tra uomini e donne.
Cosa prevede la direttiva europea per la trasparenza salariale
Dopo alcuni anni di discussioni e preparazione, il 24 aprile 2023 la Direttiva UE 2023/970 sulla trasparenza retributiva ha visto finalmente la luce. Il prossimo appuntamento è però fissato al giugno 2026: da quel momento tutte le aziende europee dovranno obbligatoriamente divulgare i criteri su cui si basano non solo gli stipendi, ma anche i livelli retributivi e gli scatti di livello.
Stando alla nuova normativa, le imprese dovranno assicurarsi che il divario retributivo di genere non superi il 5%. Diversamente, potrebbero incorrere in sanzioni e ammende, oltre che nel risarcimento nei confronti di chi è stato oggetto di discriminazione salariale. Inoltre, la trasparenza tra gli stipendi deve essere resa nota fin dalla fase iniziale della selezione del personale.
In sintesi, la direttiva sulla trasparenza salariale della UE prevede:
- Accesso alle informazioni retributive (inclusi criteri e livelli) fin dal colloquio
- Obbligo di comunicazione annuale alle autorità (per le imprese con oltre 250 dipendenti)
- Obbligo di comunicazione triennale alle autorità (per le imprese con meno di 100 dipendenti)
- Risarcimenti alle vittime di discriminazione salariale in caso di violazioni
Tuttavia, va specificato che non vi è alcun obbligo per il datore di lavoro di pubblicare gli stipendi. Nell’articolo 7 si legge infatti che i dipendenti hanno “diritto di richiedere e ricevere per iscritto, informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore”. Questo avviene però non direttamente, ma tramite i rappresentanti dei lavoratori.
Il ruolo chiave dei benefit aziendali
Le nuove regole sulla trasparenza salariale puntano a creare un ambiente lavorativo in cui tutti, indipendentemente dal genere o altre caratteristiche personali (incluse le persone con disabilità) possano ottenere un trattamento che sia davvero sullo stesso livello. L’applicazione delle misure potrà essere poi potenziata dal welfare aziendale, divenuto una colonna portante nel rapporto tra datore di lavoro e dipendenti.
Sappiamo ormai bene che oltre allo stipendio c’è di più. Grazie ai benefit aziendali, come ad esempio assistenza sanitaria integrativa, bonus per asili nido, corsi di formazione e abbonamenti ai mezzi pubblici, l’azienda può plasmare un ambiente lavorativo in cui tutti si sentano valorizzati e incoraggiati a crescere. Non è certo una sorpresa: quando una persona trova il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro, si sente anche più motivata a dare il meglio.
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Abbiamo spiegato cos’è la direttiva europea sulla trasparenza salariale e come viene attuata, specificando che il welfare gioca un ruolo cruciale. Grazie a un piano di benefit ben strutturato, le aziende possono creare una cultura lavorativa sostenibile e sana. Al contempo, possono ottenere dei vantaggi in termini di produttività e ottimizzazione della fiscalità.
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