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l tasso di turnover aziendale non è una semplice percentuale, ma un ottimo indicatore dello stato di salute di un’impresa. Dietro quel numero (piccolo o grande che sia) si nascondono infatti gli effetti delle politiche di assunzione e della gestione complessiva dei dipendenti. 

Ma qual è il significato di turnover aziendale e cos’è nella pratica? Scopri nel nostro articolo di che cosa si tratta, come si calcola e qualche consiglio per confrontarlo con i parametri di riferimento su grande scala. Potrai così comprendere come la fidelizzazione del personale può trasformarsi in un elemento trascinante per il successo della tua attività.

Cos’è il turnover del personale

Per comprendere il significato di turnover aziendale è sufficiente tradurre dall’inglese: per turnover si intende infatti rotazione o ricambio. Ed è proprio questo che indica, ovvero la quantità di dipendenti che lasciano l'azienda in un determinato periodo di tempo.

Il turnover del personale è infatti espresso in una percentuale che possiamo ottenere con un semplice calcolo, che approfondiremo in seguito. Di norma si considerano intervalli di almeno tre mesi, ma in alcune realtà (di solito quelle più grandi) si sceglie di applicare la formula solo sui nuovi assunti per analizzare l’efficacia delle strategie di selezione del personale.

In ogni caso, il tasso di turnover aziendale è una metrica cruciale per misurare le prestazioni del reparto risorse umane (e non solo). Se il valore è alto, significa che qualcosa non sta funzionando e che è necessario implementare delle nuove procedure per assicurarsi che ogni dipendente voglia restare. Al contrario, un valore basso indica che lo staff non ha interesse a lasciare l’azienda. 

Tuttavia, come vedremo a breve, ci sono due diverse tipologie di turnover aziendale da considerare: quello fisiologico e quello patologico.

Turnover fisiologico

Come lascia intuire il nome, il turnover aziendale fisiologico è il normale ricambio del personale in un’impresa. Come un organismo vivente, l’azienda segue dei flussi dinamici che includono nuove assunzioni, licenziamenti e pensionamenti. Ciò non significa che esista qualche problema, ma semplicemente che si sta adattando al mercato.

Turnover patologico

Il turnover aziendale patologico, invece, è una spia di un malessere profondo. Se una naturale flessione del numero di dipendenti è normale, quando il ricambio diventa costante potrebbero esserci delle criticità potenzialmente pericolose. Ad esempio, forse le persone si licenziano volontariamente perché sono insoddisfatte della gestione del lavoro o magari perché l’ambiente non sostiene l’uguaglianza e il benessere di tutti. Qualunque sia il problema alla base, può minare la produttività e la competitività dell’azienda.

Perché è importante monitorare il turnover aziendale

Non importa la dimensione dell’azienda: il turnover del personale dovrebbe essere sempre verificato e, in caso di problematiche, corretto (nei limiti del possibile). Il primo motivo per adottare questo tipo di atteggiamento è preso spiegato: sostituire un dipendente costa molto di più rispetto a mantenerlo nel tempo. Il percorso per scegliere, assumere e inserire una persona nell’organico richiede mesi (a volte anni) e risorse. 

Inoltre, quanto il tasso di turnover è alto tendono a emergere anche queste situazioni negative correlate:

  • Carenza di forza lavoro qualificata
  • Meno motivazione per chi resta
  • Perdita di competitività nel mercato
  • Calo dell’immagine aziendale presso clienti e partner esterni

Queste sono solo alcune delle gravi conseguenze generate da un cattivo turnover aziendale. Ecco perché è sempre consigliato adottare le misure necessarie ancora prima che il numero inizi a salire.

Come si calcola il tasso di turnover?

In realtà, non hai nemmeno bisogno di prendere la calcolatrice e iniziare la procedura. Grazie al nostro strumento online per calcolare il tasso di turnover del personale, tutto è semplice e immediato. Devi solo inserire il numero di dipendenti in media (oppure farlo calcolare dal calcolatore) e quello di chi ha lasciato l’azienda per il periodo che vuoi analizzare, ad esempio gli ultimi dodici mesi.  

Se vuoi saperne di più su come funziona la procedura, ti ricordiamo che per calcolare la media dei dipendenti devi seguire questa formula:

Media dei dipendenti = (numero di dipendenti all’inizio dell’anno + numero di dipendenti alla fine dell’anno) : 2 

Ad esempio, supponiamo che la tua azienda avesse 50 dipendenti all’inizio dell’anno e 60 alla fine, significa che 10 dipendenti se ne sono andati durante gli ultimi dodici mesi. Per calcolare il numero medio di dipendenti devi solo sommare 50 e 60, quindi dividere il totale per due. La media sarà quindi pari a 55.

Il calcolatore di Coverflex può partire dalla media già pronta o calcolarla direttamente. Il passaggio successivo è il calcolo della percentuale del tasso di turnover aziendale, che si ottiene dividendo il numero di dipendenti che se ne sono andati per il numero medio di dipendenti, moltiplicandolo poi per 100. Ecco la formula in sintesi:

Tasso di turnover = (numero di dipendenti che se ne sono andati : numero medio di dipendenti) x 100

Seguendo lo stesso esempio, dividi 10 (il numero di dipendenti che se ne sono andati nell’ultimo anno) per 55 (il numero medio di dipendenti), quindi moltiplica quel numero per 100 per ottenere un tasso di turnover dei dipendenti del 18% circa.

Quanto è buono o cattivo il tasso di turnover che hai calcolato dipende dal tuo settore. Per capire come ti stai comportando rispetto ai competitor dovresti confrontare il valore con i dati ufficiali diffusi dall’Unione europea o da altre istituzioni.

Quanto costa il turnover del personale all’azienda?

La risposta immediata a questa domanda è che un tasso elevato di turnover del personale può costare davvero caro a un’azienda. Questo perché include diverse tipologie di costi, che possiamo considerare per la modalità con cui influiscono sulla gestione.

La prima categoria è quella dei costi diretti, ovvero di tutte quelle spese necessarie per selezionare il personale e fare l’onboarding. I costi indiretti, invece, sono collegati alle mancate opportunità gettate al vento durante il periodo “sprecato” per formare una persona che poi avrebbe lasciato il suo posto prima di integrarsi nell’azienda. 

Tuttavia, è difficile quantificare con esattezza le perdite. Ci hanno provato in molti a farlo, ma ci sono troppe variabili da considerare per avere una stima precisa. Certo è che, ancor prima di un aumento della percentuale, sarebbe meglio fare tutto il possibile per migliorare l’esperienza dello staff in ogni fase della sua vita in azienda.

Come prevenire e ridurre il turnover patologico

Una cosa che puoi fare per evitare di dover correggere una situazione più complessa è di raccogliere costantemente i dati, rapportandoli su diversi periodi di tempo e differenti reparti o livelli. Considera che un tasso di turnover pari a zero non è realistico (e nemmeno sano), ma avere un valore basso è però auspicabile.

Anticipa i problemi con nuove politiche gestionali. Rivedi i tuoi processi di selezione, adegua le retribuzioni e aggiungi dei benefit che possano invogliare le persone a restare e a dare il loro meglio, oltre che a farle stare meglio anche nel privato.

A proposito di benefit, avere un piano di welfare aziendale all’avanguardia può aiutare l’azienda a limitare o impedire il turnover patologico. Ad esempio, con il welfare aziendale Coverflex puoi gratificare i dipendenti con diversi tipi di buoni shopping, per il tempo libero, sconti e altro ancora. Dall’asilo nido ai corsi di formazione, passando per l’accesso a svariati beni e servizi, tutto è semplice e a portata di pochi click.

Per iniziare, iscriviti sulla piattaforma e scegli la proposta che reputi essere maggiormente in linea con le tue esigenze manageriali. Dopo l’iscrizione riceverai l’apposita Coverflex Voucher Card per ogni dipendente, da caricare con il budget welfare a tua scelta.

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