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Per garantire la giusta serenità a ogni lavoratore o lavoratrice nei momenti di maggiore fragilità personale, ad esempio quando è impossibile svolgere il proprio lavoro o durante la terza età, lo Stato prevede un particolare prelievo di ricchezza coattivo. Scopri cosa sono i contributi previdenziali, a quanto ammontano e come variano per chi è dipendente oppure lavora da libero professionista.
I contributi previdenziali sono somme di denaro versate dai lavoratori e dai datori di lavoro per finanziare il sistema pensionistico e la sicurezza sociale. Obbligatori per legge, nel caso dei contratti di lavoro subordinato vengono prelevati dall’azienda direttamente dallo stipendio del dipendente, che agisce come sostituto di imposta.
Proprio per questo motivo, i dipendenti non si occupano direttamente del pagamento, nonostante l’effettiva presenza dei contributi previdenziali in busta paga. Diverso è il discorso per i lavoratori autonomi che sono tenuti a versarli attivamente alla propria cassa di riferimento.
In Italia, i contributi previdenziali sono generalmente gestiti dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e comprendono diverse voci, come la contribuzione per la previdenza sociale, la contribuzione per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e la malattia, la contribuzione per la previdenza complementare e la contribuzione per la Gestione Separata.
Ma cosa succede se non si versano i contributi obbligatori? Il mancato pagamento può determinare sanzioni severe per i datori di lavoro che non hanno provveduto al versamento per conto dei propri dipendenti e per gli autonomi inadempienti. In alcuni casi, le sanzioni possono colpire anche i dipendenti.
Il sistema previdenziale italiano prevede diverse forme di copertura, tra cui la pensione di vecchiaia, la pensione di invalidità, la pensione di reversibilità e la pensione anticipata. L’importo della pensione dipende dai contributi versati durante la vita lavorativa, dalla durata del lavoro e dal reddito percepito. Inoltre, i contributi previdenziali coprono ulteriori forme di tutela sociale, come l’assistenza sanitaria e l’indennità di malattia.
Nel caso dei dipendenti, i contributi previdenziali ammontano solitamente al 33%, sebbene in alcuni casi particolari la percentuale possa variare di poco. Va però detto che meno di un terzo della somma contributiva è a carico del dipendente, mentre il resto lo paga il datore di lavoro. Come abbiamo detto, quest’ultimo è poi obbligato a versare i contributi entro il 16 del mese successivo rispetto al periodo di riferimento.
Per quanto riguarda gli autonomi, invece, i contributi previdenziali sono calcolati sul fatturato (in genere nell’ordine del 25,72%) oppure in base a determinate soglie. Chi non è iscritto a una cassa previdenziale per la propria categoria professionale deve corrispondere i contributi alla Gestione Separata INPS. Artigiani e commercianti possono decidere se pagare i contributi previdenziali fissi di 3.600 euro sul reddito minimo di 15.548 euro l’anno oppure sulle percentuali previste per le differenti fasce di reddito.
I contributi previdenziali sono deducibili dal 730 dal soggetto che li ha versati fino a concorrenza del reddito complessivo, facendo riferimento al periodo d’imposta del versamento. Nel caso di autonomi e liberi professionisti, è possibile dedurre dal reddito tutti gli importi versati senza alcun limite.
I lavoratori autonomi devono corrispondere i contributi secondo il tipo di partita IVA e la cassa di riferimento, in base all’iscrizione alla Gestione Separata INPS o a particolari casse previdenziali. Nel caso del regime forfettario, i contributi previdenziali dipendono anche dal settore professionale, a cui corrisponde un codice ATECO con una percentuale fissa di spese scaricabili.
Questa percentuale deve essere applicata sul reddito complessivo lordo per ottenere l’imponibile previdenziale. Si deve poi applicare l’aliquota, che secondo le situazioni specifiche va da circa il 24% al 26%. Ricordiamo inoltre che in alcuni casi i contributi previdenziali del regime forfettario possono essere ridotti del 35%, previa richiesta secondo le scadenze indicate dall’INPS.
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