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Giada Purini
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Lo dice persino la nostra Costituzione: chi lavora ha diritto al riposo settimanale e non può rinunciarvi. Può capitare, però, che sia richiesta la presenza in giornate che normalmente dovrebbero essere libere, come la domenica e le festività. In questi casi scatta il riposo compensativo: ma cos’è e come funziona esattamente? Scopriamo cosa prevede questa misura e come viene normata nel nostro Paese.
L’istituto del riposo compensativo ha una lunga storia: lo troviamo già nel Decreto del Presidente della Repubblica del 10 gennaio 1957, introdotto per gli impiegati pubblici. La norma prevedeva il diritto a un giorno di riposo settimanale, in genere la domenica. Nell’impossibilità di godere di questa giornata libera, si stabiliva “il prescritto riposo in altro giorno della settimana”.
Facendo un balzo in avanti, ai nostri giorni, il riposo compensativo è riconosciuto a tutti i dipendenti del settore pubblico e privato. Come spiega l’articolo 5 del Decreto Legislativo 66 del 2003, oltre agli straordinari i contratti collettivi possono “consentire che, in alternativa o in aggiunta alle maggiorazioni retributive, i lavoratori usufruiscano di riposi compensativi”.
Quando parliamo di riposo compensativo ci riferiamo dunque al periodo di tempo (uno o due giorni) concesso obbligatoriamente ai dipendenti che, per esigenze tecnico-produttive, non hanno potuto beneficiare della giornata di riposo dopo sei giorni di lavoro consecutivo.
Questo vale inoltre per il lavoro festivo: il riposo compensativo resta un diritto anche quando l’attività lavorativa viene svolta durante le festività nazionali come Natale o Pasqua, e anche per quelle locali.
Come appena accennato, le aziende hanno l’obbligo di concedere al proprio personale il riposo compensativo dopo sei giorni di lavoro consecutivi e dopo le festività. Esistono tuttavia delle eccezioni, stabilite dai diversi settori, in base al monte ore settimanale.
Importante: per sapere entro quando utilizzare il riposo compensativo bisogna attenersi al CCNL di categoria.
Per capire meglio come funziona il riposo compensativo, facciamo un esempio pratico. Prendiamo il caso di una struttura alberghiera, che per forza di cose si trova spesso a lavorare sette giorni su sette e durante le feste. I dipendenti non potranno rifiutarsi di lavorare la domenica e nei festivi, ma dovranno comunque potersi riposare per almeno 24 ore dopo sei giorni completi di lavoro.
Di norma, il riposo compensativo dovrebbe scattare nel primo giorno utile successivo a quello extra lavorato. Tuttavia, in alcuni tipi di contrattazione è possibile fruirne fino a 14 giorni dopo (in questo caso le ore di riposo diventano 48).
Considerato il motivo per cui viene concesso, ovvero per recuperare le energie psico-fisiche, il riposo compensativo non può essere convertito in un’indennità economica. I dipendenti devono semplicemente astenersi dall’attività lavorativa. Ricordiamo che esistono però le maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo, stabilite dai CCNL. Inoltre, in caso di riposo compensativo non goduto scattano delle sanzioni per l’azienda.
Fino a questo momento non abbiamo ancora citato un altro caso per cui è previsto il riposo compensativo: le elezioni. Per i dipendenti pubblici facciamo ancora una volta riferimento alla legge del 1957, che considerava normali giornate di lavoro anche quelle svolte durante le consultazioni elettorali in qualità di:
La normativa, estesa poi anche ai dipendenti privati, prevede che le giornate al seggio vengano pagate come normali ore di lavoro e che per i giorni festivi e oltre i sei giorni consecutivi sia previsto il riposo compensativo.
Considerato che non esistono indicazioni formali su come richiedere il riposo compensativo, le aziende devono gestire al meglio le presenze del personale. In particolare, il team HR ha il compito di pianificare con attenzione i turni, assicurandosi che tutti osservino le dovute pause. Possono essere di grande aiuto gli appositi programmi gestionali, pensati proprio per automatizzare le procedure.
Nell’eventualità in cui il riposo compensativo non venga rispettato, per cause da imputare all’azienda, i dipendenti potrebbero persino avanzare una domanda di risarcimento per danni. Ci sono poi le sanzioni economiche, che vanno da un minimo di circa 100 euro a più di 600 euro. Infine, vale la pena sottolineare che, quando tutta la forza lavoro beneficia del giusto riposo, è anche l’azienda a guadagnarci in termini di produttività, competitivà e brand image.
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