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Tutti abbiamo sentito parlare di smart working, o lavoro agile nella sua equivalente definizione in italiano, ma di cosa si tratta esattamente? Per chiarire ogni dubbio abbiamo realizzato un approfondimento su questo tema, diventato ormai un pilastro dell’organizzazione del lavoro anche nel nostro Paese. Leggi qual è il significato di smart working, come è regolato in Italia e chi ne ha diritto.
Lo smart working è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro che si sta diffondendo sempre più rapidamente in tutto il mondo. La sua caratteristica principale è l’assenza di vincoli rigidi in termini di orari e di luoghi di lavoro, motivo per cui spesso si svolge nella propria abitazione e non in azienda. Inoltre, si contraddistingue per la presenza di un’organizzazione lavorativa basata su fasi, cicli e obiettivi, concordati tra ogni dipendente e il datore di lavoro.
In altre parole, lo smart working è un modo di lavorare che mette al centro la flessibilità organizzativa, permettendo ai lavoratori di conciliare meglio i tempi di vita privata e lavoro senza incidere sulla produttività e la qualità aziendale. Grazie al lavoro agile, infatti, i dipendenti possono organizzare il loro lavoro in maniera più autonoma e flessibile, scegliendo di svolgere le proprie mansioni da casa, da uno spazio dedicato al co-working o persino da un bar o da qualsiasi altro luogo ritengano appropriato.
Di fatto, si tratta di un’evoluzione di quello che un tempo veniva chiamato telelavoro. Quest’ultimo, però, prevedeva la scelta di una postazione fissa, seppur non nella sede ufficiale dell’azienda, ed era piuttosto legato al concetto di evoluzione tecnologica dell’operatività lavorativa.
I primi passi verso una normativa italiana sullo smart working sono ascrivibili alla legge n° 81 del 2017. In particolare, dall’articolo 18 al 24 si introducono disposizioni volte ad agevolare un maggiore equilibrio tra sfera personale e professionale, come lo smart working per lavoratori fragili e genitori con figli sotto i 14 anni. In sostanza, previo accordo tra le parti, si equiparano la modalità in presenza a quella a distanza sia nel settore pubblico sia in quello privato, a patto di rispettare gli obiettivi prefissati e utilizzando infrastrutture informatiche sicure e performanti anche in remoto.
In seguito alla pandemia di COVID del 2020, quando molte aziende sono state costrette a ricorrere al lavoro agile, è emersa la necessità di regolare ulteriormente questo aspetto, agevolando l’adozione dello smart working nella Pubblica Amministrazione e nelle aziende private. Da questa esigenza nasce il concetto di smart working semplificato, una procedura introdotta per attuare più rapidamente le disposizioni di lavoro agile indicate nella già citata legge 81.
Con il graduale ritorno alla normalità il Legislatore ha deciso di fare marcia indietro rispetto agli anni pandemici e cancellare lo smart working semplificato. A partire dal 1° aprile 2024, infatti, il lavoro agile per il settore pubblico è concesso solo in caso di gravi problemi legati alla salute o alla propria situazione familiare e privata, ma solo se d’accordo con la dirigenza. Lo stesso vale anche per il settore privato, dove però sono molte le aziende che stanno adottando forme di lavoro ibrido (parte in presenza e parte in remoto) o comunque modulando lo smart working in base agli accordi sindacali o contrattuali.
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