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Giada Purini
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Oltre alla normale retribuzione, i dipendenti possono ricevere in busta paga anche le stock option. Ma di cosa si tratta esattamente? Pensate per incentivare il personale, rappresentano un extra molto interessante per chi ha un contratto di lavoro subordinato. Leggi nel nostro approfondimento di che cosa si tratta e come sono normate le stock option in Italia.
Le stock option, chiamate anche opzioni call o tradotte semplicemente come diritto d’opzione, sono uno strumento di incentivazione utilizzato dalle aziende per premiare i dipendenti. Come suggerisce la traduzione del nome inglese, sono dei piani di azionariato che concedono al personale il diritto di acquistare le azioni della propria società a un prezzo prefissato e per un periodo determinato. In altre parole, le stock option offrono la possibilità di accedere alle azioni a un prezzo inferiore rispetto al valore di mercato.
Considerato quanto appena delineato, le stock option sono una forma aggiuntiva di retribuzione, motivo per cui rientrano nell’ampio ventaglio dei fringe benefit. Proprio per questa ragione, spesso vengono erogate solo ad alcune categorie specifiche del personale, generalmente in ambito dirigenziale.
Grazie a un piano di stock option, l’azienda e il dipendente siglano un contratto che definisce la possibilità di convertire le opzioni in azioni vere e proprie, ma solo dopo un determinato periodo di tempo. Da questo si evince che non si tratta di quote del capitale di una società, bensì di un semplice diritto all’acquisto.
Le stock option rappresentano un modo efficace tramite cui il datore di lavoro può motivare il personale. Poiché permettono di partecipare concretamente alla crescita dell’azienda, condividendone i risultati positivi, diventano anche uno strumento di retention (fidelizzazione dei dipendenti).
Ma qual è il reale vantaggio offerto dalle stock option? Per fare un esempio pratico sul meccanismo delle stock option, il beneficio economico per i dipendenti si realizza quando le quotazioni delle azioni crescono durante il periodo di maturazione (vesting) compreso tra l’iniziale concessione delle stock option (granting) e il momento finale in cui scatta la possibilità di esercitare il diritto di acquisto (exercising). Il dipendente potrà così acquisirle al prezzo originariamente pattuito, ottenendo però un guadagno dato dalla differenza tra il prezzo fissato originariamente e l’attuale valore di mercato.
Ma quanto sono tassate le stock option? Abbiamo visto che le stock option sono dei fringe benefit, ovvero dei compensi aggiuntivi in natura, e per questo bisogna fare riferimento all’articolo 51 del TUIR. Il momento di imposizione fiscale si attua però solo quando viene effettivamente esercitato il diritto di acquisto.
C’è poi il discorso delle plusvalenze. Per semplicità, possiamo considerare il 25 giugno 2008, quando è entrato in vigore il DL 112/2008, lo spartiacque. Prima di quella data, il guadagno realizzato dall’esercizio dell’opzione non veniva inserito nella dichiarazione dei redditi, bensì soggetto all’imposta sostitutiva del 12,50%.
Dopo il 25 giugno 2008, invece, il Legislatore ha previsto una regolare tassazione dei guadagni derivanti dalle stock option. Il plusvalore concorre dunque alla formazione del reddito da lavoro dipendente ed è soggetto a IRPEF, tramite il classico sistema progressivo e a scaglioni.
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