Inizia l’estate il governo, intanto, protrae lo smartworking fino al 31 dicembre. Lavorare da casa per molti genitori sarà una grande risorsa, specialmente nei mesi estivi, quando le scuole sono chiuse. Ma non è così semplice gestire lavoro e figli nella stessa stanza. Per questo Coverflex ha messo a punto una guida in tre semplici mosse, per famiglie e aziende per reggere allo smart working nei mesi estivi.
Chi sta dall’altra parte del video deve in ogni modo evitare commenti negativi sui bambini. Quando un genitore lavora da remoto sta invadendo lo spazio dei più piccoli. Insomma ricordate sempre che un bambino che piange sta piangendo a casa propria.
In questi contesti è importante che vengano rispettati i tempi e gli spazi del lavoro da remoto, che garantiscono flessibilità. A queste possono essere aggiunti sussidi per le spese legate ai bambini (come l’asilo) e non (come l’assicurazione) e programmando, ove possibile, riunioni in orari che si incastrino bene con le esigenze famigliari (quindi, per esempio, non dopo le 17.30 o prima delle 9/9.30).
Creare un ambiente sano di lavoro, dove prevalgono, comprensione, collaborazione è solidarietà rimane importante, perché in questo modo tra colleghi e superiori si crea un bell’ambiente e tutti comprendono meglio le esigenze dell’altro. In questo modo anche la presenza di bambini in una riunione potrà trasformarsi non in un problema, ma in un piacevole diversivo.
“Il remote-working (sì, continuo la mia personale battaglia contro l’utilizzo scorretto del termine “smart-working” che ci siamo inventati in pandemia!) ha portato tanti benefici e continuerà a portarne se sapremo sfruttarlo e implementarlo al meglio, ma allo stesso tempo può rivelare non poche problematiche per quei genitori che si ritrovano a dover gestire vita, istruzione e intrattenimento dei figli insieme a meeting settimanali e obiettivi da raggiungere in periodi lavorativi già abbastanza complicati dall’estate. Lavorare da remoto significa sicuramente cambiare aria, abbandonare le città e ripopolare le seconde case, spostando spese e abitudini (e perché no anche anche l’uso dei benefit) verso geografie più periferiche” commenta Chiara Bassi, Country Manager per l’Italia di Coverflex